Santo (1)
È senza dubbio di fondamentale importanza la possibilità che tutta l'assemblea possa unirsi agli angeli e ai santi cantando a una sola voce. Vanno quindi esclusi quei Sanctus polifonici che riducono l'assemblea al silenzio, senza con questo sopprimere ogni polifonia che potrebbe elevare con la sua armonia l'unisono della voce dell'assemblea.
È importante, poi, fare in modo che il Sanctus si leghi direttamente con la fine del prefazio. L'operazione è molto facile se quest'ultimo è cantillato, per intero, o anche solo l'ultima frase; nel caso di semplice proclamazione, si può suggerire all'organista di cominciare ad inserire la tonalità all'avvicinarsi delle ultime parole del prefazio; se, invece, non c'è accompagnamento strumentale, si chiede ad un cantore di cantare solo l'intonazione.
Se si vuole che l'assemblea si appropri delle melodie sarà opportuno non cambiare molto spesso Sanctus. Se ne potrebbero riservare alcuni a dei tempi liturgici privilegiati.
Uno dei modelli rituali di questo canto rimane il Sanctus gregoriano della «Messa XVIII».
(Robert Philippe, in Cantare la Liturgia, ELLEDICI, 2003, p. 48)
È importante, poi, fare in modo che il Sanctus si leghi direttamente con la fine del prefazio. L'operazione è molto facile se quest'ultimo è cantillato, per intero, o anche solo l'ultima frase; nel caso di semplice proclamazione, si può suggerire all'organista di cominciare ad inserire la tonalità all'avvicinarsi delle ultime parole del prefazio; se, invece, non c'è accompagnamento strumentale, si chiede ad un cantore di cantare solo l'intonazione.
Se si vuole che l'assemblea si appropri delle melodie sarà opportuno non cambiare molto spesso Sanctus. Se ne potrebbero riservare alcuni a dei tempi liturgici privilegiati.
Uno dei modelli rituali di questo canto rimane il Sanctus gregoriano della «Messa XVIII».
(Robert Philippe, in Cantare la Liturgia, ELLEDICI, 2003, p. 48)