Il Salmo responsoriale (1)
Il salmo prevede il salmista, una figura ministeriale importante e qualificata; ha il compito di suscitare con il suo canto la risposta dell'intera assemblea alla Parola di Dio ascoltata, risposta che esprime adesione al progetto dr salvezza di Dio.
Le origini del salmista risalgono al IV secolo.
Il salmo dà spazio a una dimensione lirica e poetica della Parola. Il salmo introduce nella celebrazione qualcosa di particolare e di specifico; esso si trasforma in una ruminatio lenta della Parola di Dio.
Perciò conta non soltanto il contenuto, ma anche il modo di dire, di porgere tale parola poetica. Il poeta, nel nostro caso il salmista, deve quasi 'rendere presente' quello che dice.
«Poeta non parlarci della pioggia, fa piovere» (proverbio indù). Dovremmo poter tradurre così: «salmista, non parlare soltanto, canta».
Come eseguire il salmo
La Riforma ha chiamato il salmo della Messa 'salmo responsoriale', il che sta a significare una responsorialità esecutiva: un solista che propone e I'assemblea che risponde. Ma non basta che l'assemblea canti un ritornello per affermare che 'risponde' alla Parola; perciò non esiste un,unica soluzione, ma è possibile individuarne più di una. Il salmo è letto da un salmista, mentre il ritornello è cantato da tutti. La lettura del salmo può essere accompagnata da un fondo sonoro.
Può essere eseguito in forma di salmodia alternata: fra due salmisti, fra un salmista e l'assemblea, fra due cori dell'assemblea.
Può essere eseguito da tutta l'assemblea in forma continua: soluzione, tuttavia, molto piatta e monotona. [...]
Quale forma scegliere
Innanzitutto va rispettato il genere letterario e la forma poetica del salmo; se gli si dà una forma non adatta lo si impoverisce.
È anche importante evidenziare I' atteggiamento interiore del salmista: di lode, di supplica, di gioia.
Attenzione al contesto liturgico: nella liturgia della Parola il salmo è strettamente dipendente dalla prima lettura.
Attenzione, infine, alle possibilità concrete dell'assemblea presente.
Salmodiare è un'arte difficile
Prima di pensare in termini di canto, bisogna pensare in termini di 'Parola poetica' . La Parola è signora, essa deve dominare. Deve prevalere il testo, la musica invece deve servire da sostegno.
Bisogna spogliarsi di forme antiche di salmodie gregoriane, preoccupandosi che la Parola sia vera.
Quindi, va evitato un sillabare elementare, bisogna saper dosare le pause e i respiri, avere il tono giusto e un colore della voce adeguato. Poesia in un contesto liturgico non significa né cantilena infantile né teatralità magniloquente.
Salmodiare deve voler significare dar vita ad un testo, quasi nascondere le note, renderle invisibili; non si può fare del canto, salmodiando.
Allora la salmodia più bella sarà quella più semplice e povera, sarà quella salmodia che offre poche note e poca musica in modo tale da scomparire per mettere in prima evidenza la Parola.
(Antonio Parisi, in "Lodate Dio nel suo santuario", Stilo Editrice, 2007, pp. 62-66)
Le origini del salmista risalgono al IV secolo.
Il salmo dà spazio a una dimensione lirica e poetica della Parola. Il salmo introduce nella celebrazione qualcosa di particolare e di specifico; esso si trasforma in una ruminatio lenta della Parola di Dio.
Perciò conta non soltanto il contenuto, ma anche il modo di dire, di porgere tale parola poetica. Il poeta, nel nostro caso il salmista, deve quasi 'rendere presente' quello che dice.
«Poeta non parlarci della pioggia, fa piovere» (proverbio indù). Dovremmo poter tradurre così: «salmista, non parlare soltanto, canta».
Come eseguire il salmo
La Riforma ha chiamato il salmo della Messa 'salmo responsoriale', il che sta a significare una responsorialità esecutiva: un solista che propone e I'assemblea che risponde. Ma non basta che l'assemblea canti un ritornello per affermare che 'risponde' alla Parola; perciò non esiste un,unica soluzione, ma è possibile individuarne più di una. Il salmo è letto da un salmista, mentre il ritornello è cantato da tutti. La lettura del salmo può essere accompagnata da un fondo sonoro.
Può essere eseguito in forma di salmodia alternata: fra due salmisti, fra un salmista e l'assemblea, fra due cori dell'assemblea.
Può essere eseguito da tutta l'assemblea in forma continua: soluzione, tuttavia, molto piatta e monotona. [...]
Quale forma scegliere
Innanzitutto va rispettato il genere letterario e la forma poetica del salmo; se gli si dà una forma non adatta lo si impoverisce.
È anche importante evidenziare I' atteggiamento interiore del salmista: di lode, di supplica, di gioia.
Attenzione al contesto liturgico: nella liturgia della Parola il salmo è strettamente dipendente dalla prima lettura.
Attenzione, infine, alle possibilità concrete dell'assemblea presente.
Salmodiare è un'arte difficile
Prima di pensare in termini di canto, bisogna pensare in termini di 'Parola poetica' . La Parola è signora, essa deve dominare. Deve prevalere il testo, la musica invece deve servire da sostegno.
Bisogna spogliarsi di forme antiche di salmodie gregoriane, preoccupandosi che la Parola sia vera.
Quindi, va evitato un sillabare elementare, bisogna saper dosare le pause e i respiri, avere il tono giusto e un colore della voce adeguato. Poesia in un contesto liturgico non significa né cantilena infantile né teatralità magniloquente.
Salmodiare deve voler significare dar vita ad un testo, quasi nascondere le note, renderle invisibili; non si può fare del canto, salmodiando.
Allora la salmodia più bella sarà quella più semplice e povera, sarà quella salmodia che offre poche note e poca musica in modo tale da scomparire per mettere in prima evidenza la Parola.
(Antonio Parisi, in "Lodate Dio nel suo santuario", Stilo Editrice, 2007, pp. 62-66)