Canto e liturgia
Cantare la Messa. Questa espressione indica con una evidenza immediata il perché del canto durante la celebrazione della Messa; qualcuno ha scritto che la Chiesa è nata cantante. Non si canta durante la Messa qualsiasi canto, ma cantare la Messa significa che il canto diventa un elemento stesso della celebrazione; significa che il canto è esso stesso liturgia e non un semplice cantare.
Con la Riforma liturgica abbiamo superato il contrasto netto tra Messa letta e Messa cantata: l'una tutta parlata, l'altra interamente cantata. La scelta in funzione del cantare o meno è richiesta dalla natura del singolo rito, dalla diversità delle assemblee liturgiche, dal ritmo dell'anno liturgico con le sue solennità e il suo cammino ordinario.
Ancora un'altra considerazione: ci sono troppi canti che spezzano il ritmo celebrativo. Bisogna ripensare il canto all'interno delle quattro parti in cui è suddivisa la Messa: Riti di introduzione, liturgia della Parola, liturgia Eucaristica, Riti di conclusione.
All'interno di tali momenti va ripensata la continuità del cantare, perché abbia una durata che coinvolga e faccia pregare.
Pertanto i canti vanno scelti in funzione del rito, dell'assemblea e della musica: sono tre i parametri da tenere sempre presenti. Le scelte basate su gusti personali o su autori famosi o soltanto su schemi di appartenenza non sono valide per la musica liturgica. Il canto bello che a me piace ed emoziona tanto non può essere il principale criterio per la scelta di un canto liturgico.
Un'altra riflessione: attenti a non 'usurare' un canto. Ciò avviene se lo cantiamo in maniera indiscriminata, senza alcuna attenzione al rito e alla festa che stiamo celebrando. Il repertorio dovrebbe contenere canti propri ad ogni tempo liturgico; ogni tempo liturgico dovrebbe avere la sua Messa cantata, da cantarsi in quei periodo e basta, per poi riprenderla I'anno successivo. È questa la grande lezione del gregoriano.
Solo a queste condizioni il canto sarà elemento essenziale e insostituibile della preghiera cristiana.
Purtroppo sono presenti nelle nostre Messe ancora tanti canti adatti ad ogni uso, canti usa e getta, canti neutri che non s'inseriscono nell'evento celebrativo.
Basta un solo esempio per capirci: l'uso indiscriminato che si fa del canto di Sequeri Tu sei la mia vita (Symbolum '77). Lo si sente cantare ai matrimoni e ai funerali, lo si canta alla comunione e all'offertorio, lo si canta durante la pasqua e durante I'Avvento. È un uso scorretto e non liturgico di tale canto.
(Antonio Parisi, in "Lodate Dio nel suo santuario", Stilo Editrice, 2007, pp. 9-11)
Con la Riforma liturgica abbiamo superato il contrasto netto tra Messa letta e Messa cantata: l'una tutta parlata, l'altra interamente cantata. La scelta in funzione del cantare o meno è richiesta dalla natura del singolo rito, dalla diversità delle assemblee liturgiche, dal ritmo dell'anno liturgico con le sue solennità e il suo cammino ordinario.
Ancora un'altra considerazione: ci sono troppi canti che spezzano il ritmo celebrativo. Bisogna ripensare il canto all'interno delle quattro parti in cui è suddivisa la Messa: Riti di introduzione, liturgia della Parola, liturgia Eucaristica, Riti di conclusione.
All'interno di tali momenti va ripensata la continuità del cantare, perché abbia una durata che coinvolga e faccia pregare.
Pertanto i canti vanno scelti in funzione del rito, dell'assemblea e della musica: sono tre i parametri da tenere sempre presenti. Le scelte basate su gusti personali o su autori famosi o soltanto su schemi di appartenenza non sono valide per la musica liturgica. Il canto bello che a me piace ed emoziona tanto non può essere il principale criterio per la scelta di un canto liturgico.
Un'altra riflessione: attenti a non 'usurare' un canto. Ciò avviene se lo cantiamo in maniera indiscriminata, senza alcuna attenzione al rito e alla festa che stiamo celebrando. Il repertorio dovrebbe contenere canti propri ad ogni tempo liturgico; ogni tempo liturgico dovrebbe avere la sua Messa cantata, da cantarsi in quei periodo e basta, per poi riprenderla I'anno successivo. È questa la grande lezione del gregoriano.
Solo a queste condizioni il canto sarà elemento essenziale e insostituibile della preghiera cristiana.
Purtroppo sono presenti nelle nostre Messe ancora tanti canti adatti ad ogni uso, canti usa e getta, canti neutri che non s'inseriscono nell'evento celebrativo.
Basta un solo esempio per capirci: l'uso indiscriminato che si fa del canto di Sequeri Tu sei la mia vita (Symbolum '77). Lo si sente cantare ai matrimoni e ai funerali, lo si canta alla comunione e all'offertorio, lo si canta durante la pasqua e durante I'Avvento. È un uso scorretto e non liturgico di tale canto.
(Antonio Parisi, in "Lodate Dio nel suo santuario", Stilo Editrice, 2007, pp. 9-11)