Il canto di comunione (1)
Il testo dell'OGMR individua bene la finalità di questo canto: la gioia del cuore e l'unione spirituale di coloro che si comunicano. E' un canto che accompagna la processione, deve essere quindi un canto comunitario e non solo eseguito dalla schola. E' bene prevedere un canto strofico con ritornello, in modo che i fedeli possano cantarlo senza l'ausilio di alcun foglietto.Il rito di comunione non deve diventare l'occasione per eseguire i canti più belli e romantici, quelli che piacciono di più ai singoli cantori, quasi una Sanremo della canzone liturgica. Già il Messale prevede di interromperlo al momento opportuno, se si esegue un inno dopo la Comunione. Inoltre, se il tempo della Comunione si protrae a lungo, è adatto anche un brano strumentale che aiuti il raccoglimento; niente vieta anche di inserire momenti di silenzio durante la processione.
(Antonio Parisi, in "Lodate Dio nel suo santuario", Stilo Editrice, 2007, pp. 87-88)
L'inno dopo la comunione
Il senso di questa azione canora è molto diverso da quello appena descritto per il processionale di comunione. Qui non si tratta più di accompagnare un rito ma di costituire il rito stesso. È un momento di canto in cui non si fa nient'altro: si «fa inno».
È l'assemblea intera chiamata a «fare inno». Ci potrà anche essere il sostegno della schola con interventi in polifonia, ma questa azione canora spetta anzitutto all'assemblea.
Non significa che si può fare una «canzone» qualsiasi col pretesto di scegliere.un canto «popolare». Al contrario, si farà appello alla nobiltà e alla grandezza di un inno, poiché il canto di tutta un'assemblea merita una melodia e un testo di qualità che gli permettano di compiere questa azione rituale. La forma innica, cioè un insieme di strofe senza ritornello, si adatta perfettamente, essendo ognuna delle strofe costruita sullo stesso schema ritmico (isoritmia). Non a caso il ,«corale» ha avuto proprio questo ruolo nella tradizione luterana.
Un'assemblea intera che canta con un solo cuore e con una sola voce dopo essersi comunicata non rappresenta forse un simbolo meraviglioso della Chiesa, Corpo del suo Signore?
Bisogna scegliere un inno eucaristico?
Non si tratta di inserire per forza un testo che parli dell'eucarestia. -spesso è interessante scegliere un canto che riprenda l'una o l'altra tematica apparse nella liturgia della Parola e che magari sono state messe in evidenza nell'omelia. Questo canto evidenzierà, così, il legame tra le due Mense, quella della Parola e quella dell'Eucarestia. Potrebbe starci bene anche un canto a tema missionario: dopo aver ricevuto la comunione, siamo infatti inviati ad annunziare la Buona Novella fino alle estremità della terra!
(Robert Philippe, in Cantare la Liturgia, ELLEDICI, 2003, p. 59-60)
(Antonio Parisi, in "Lodate Dio nel suo santuario", Stilo Editrice, 2007, pp. 87-88)
L'inno dopo la comunione
Il senso di questa azione canora è molto diverso da quello appena descritto per il processionale di comunione. Qui non si tratta più di accompagnare un rito ma di costituire il rito stesso. È un momento di canto in cui non si fa nient'altro: si «fa inno».
È l'assemblea intera chiamata a «fare inno». Ci potrà anche essere il sostegno della schola con interventi in polifonia, ma questa azione canora spetta anzitutto all'assemblea.
Non significa che si può fare una «canzone» qualsiasi col pretesto di scegliere.un canto «popolare». Al contrario, si farà appello alla nobiltà e alla grandezza di un inno, poiché il canto di tutta un'assemblea merita una melodia e un testo di qualità che gli permettano di compiere questa azione rituale. La forma innica, cioè un insieme di strofe senza ritornello, si adatta perfettamente, essendo ognuna delle strofe costruita sullo stesso schema ritmico (isoritmia). Non a caso il ,«corale» ha avuto proprio questo ruolo nella tradizione luterana.
Un'assemblea intera che canta con un solo cuore e con una sola voce dopo essersi comunicata non rappresenta forse un simbolo meraviglioso della Chiesa, Corpo del suo Signore?
Bisogna scegliere un inno eucaristico?
Non si tratta di inserire per forza un testo che parli dell'eucarestia. -spesso è interessante scegliere un canto che riprenda l'una o l'altra tematica apparse nella liturgia della Parola e che magari sono state messe in evidenza nell'omelia. Questo canto evidenzierà, così, il legame tra le due Mense, quella della Parola e quella dell'Eucarestia. Potrebbe starci bene anche un canto a tema missionario: dopo aver ricevuto la comunione, siamo infatti inviati ad annunziare la Buona Novella fino alle estremità della terra!
(Robert Philippe, in Cantare la Liturgia, ELLEDICI, 2003, p. 59-60)