Acclamazione al Vangelo (1)
L'Alleluia è una parola che deriva dall'ebraico hallelu-yah, significa 'Lodate yah(wè)', 'Lodate Dio' [...]
E' un'acclamazione di gioia e di lode cantata nelle domeniche e nel Tempo Pasquale. [...]
L'Alleluia è la sigla della Pasqua.
Dopo quaranta giorni di silenzio, risuona per la prima volta durante la solenne Veglia pasquale. pedagogicamente è interessante notare che anche noi vogliamo percorrere il cammino del digiuno, del silenzio, della croce dietro al Signore; ma con la ripresa dell'Alleluia a Pasqua, noi riprendiamo a cantare le lodi del Signore. Simbolicamente, quindi, la ripresa dell'Alleluia sta a significare che Cristo è risorto, rappresenta un elemento distintivo della pasqua. [...]
Lo si canta anche come canto di acclamazione al Vangelo, soprattutto nelle domeniche e nelle feste, nelle domeniche che rappresentano la nostra pasqua settimanale. Esso costituisce un rito e un gesto a sé stante.
Durante la processione dell'Evangelario, I'Alleluia è un'acclamazione di gioia e di esultanza a Cristo Parola, favorisce un atteggiamento di ascolto attento alla Parola; e dopo la lettura lo si riprende continuando questa lode alla Parola.
Pertanto, dovrebbe essere la lode di tutta l'assemblea e quindi venir cantato da tutti, in piedi.
L'Alleluia non è una parola da dire, ma sempre da cantare; è un 'applauso vocale'; è da cantarsi prima col cuore e poi con la voce. Le quattro sillabe diventano un suono di base, elementare, ma da ampliare, ripetere, arricchire, solennizzare, appunto come diceva sant'Agostino «come una voce di esultanza senza parole».
Pensiamo ai melismi (una fioritura di note su una sola sillaba) di tanti Alleluia gregoriani, fino ad arrivare al famoso Alleluia di Haendel, che ripete l'Alleluia infinite volte con una polifonia ricca e coinvolgente.
Ma anche i nostri semplici Alleluia domenicali dovrebbero esprimere questo clima grido gioioso, una gioia contagiosa da comunicare a tutti, anche oltre la Messa.
Un Alleluia che colora di gioia e di lode tutta la vita; l'atteggiamento di lode che esprime deve riversarsi su tutte le attività quotidiane. [...]
Certo, sarebbe bello anche oggi, vantare in casa o fischiettare in macchina l'Alleluia della gioia, della speranza, dell'ottimismo cristiano.
Ma l'Alleluia dovrebbe essere anche una prova generale del canto dei beati del cielo, così come è descritto dall'Apocalisse. [...]
Come realizzare oggi tale acclamazione
Ci sono le forme tradizionali presenti nel Graduale e in altri testi classici.
Nei repertori odierni abbondano varie forme con risultati rituali e formali diversi; si va da forme pessime, quando si trasforma l'Alleluia in una forma canzone, fino ad esempi discreti di buona forma acclamatoria.
Noto, di passaggio, la pessima soluzione adottata dal Messale Romano, che consiste nel sostituire alla sillabazione dell'Alleluia, un altro testo adatto al tempo di Quaresima; soluzione sgradevole da un punto di vista simbolico e anche esecutivo.
Il Messale prevede anche la festosa ripetizione dell'Alleluia senza versetto, subito dopo I'acclamazione «Parola del Signore», specialmente nelle celebrazioni pontificali, in cui è previsto il bacio dell'Evangelario da parte del celebrante.
È utile anche ricordare la presenza nel Messale italiano (p. 304) di vari versetti acclamatori alternativi:
Gloria e lode a te, o Cristo.
Gloria a te o Cristo, sapienza del Padre.
Gloria a te o Cristo, Verbo di Dio.
Sarebbe interessante progettare un robusto intervento, coinvolgendo anche la schola. Si potrebbe lasciare all'assemblea l'acclamazione tradizionale «Lode a te o Cristo»; invece la schola potrebbe sviluppare polifonicamente una o più frasi e ripetere alla fine insieme all'assemblea I'Alleluia che aveva dato inizio al rito.
(Antonio Parisi, in "Lodate Dio nel suo santuario", Stilo Editrice, 2007, pp. 67-73)
E' un'acclamazione di gioia e di lode cantata nelle domeniche e nel Tempo Pasquale. [...]
L'Alleluia è la sigla della Pasqua.
Dopo quaranta giorni di silenzio, risuona per la prima volta durante la solenne Veglia pasquale. pedagogicamente è interessante notare che anche noi vogliamo percorrere il cammino del digiuno, del silenzio, della croce dietro al Signore; ma con la ripresa dell'Alleluia a Pasqua, noi riprendiamo a cantare le lodi del Signore. Simbolicamente, quindi, la ripresa dell'Alleluia sta a significare che Cristo è risorto, rappresenta un elemento distintivo della pasqua. [...]
Lo si canta anche come canto di acclamazione al Vangelo, soprattutto nelle domeniche e nelle feste, nelle domeniche che rappresentano la nostra pasqua settimanale. Esso costituisce un rito e un gesto a sé stante.
Durante la processione dell'Evangelario, I'Alleluia è un'acclamazione di gioia e di esultanza a Cristo Parola, favorisce un atteggiamento di ascolto attento alla Parola; e dopo la lettura lo si riprende continuando questa lode alla Parola.
Pertanto, dovrebbe essere la lode di tutta l'assemblea e quindi venir cantato da tutti, in piedi.
L'Alleluia non è una parola da dire, ma sempre da cantare; è un 'applauso vocale'; è da cantarsi prima col cuore e poi con la voce. Le quattro sillabe diventano un suono di base, elementare, ma da ampliare, ripetere, arricchire, solennizzare, appunto come diceva sant'Agostino «come una voce di esultanza senza parole».
Pensiamo ai melismi (una fioritura di note su una sola sillaba) di tanti Alleluia gregoriani, fino ad arrivare al famoso Alleluia di Haendel, che ripete l'Alleluia infinite volte con una polifonia ricca e coinvolgente.
Ma anche i nostri semplici Alleluia domenicali dovrebbero esprimere questo clima grido gioioso, una gioia contagiosa da comunicare a tutti, anche oltre la Messa.
Un Alleluia che colora di gioia e di lode tutta la vita; l'atteggiamento di lode che esprime deve riversarsi su tutte le attività quotidiane. [...]
Certo, sarebbe bello anche oggi, vantare in casa o fischiettare in macchina l'Alleluia della gioia, della speranza, dell'ottimismo cristiano.
Ma l'Alleluia dovrebbe essere anche una prova generale del canto dei beati del cielo, così come è descritto dall'Apocalisse. [...]
Come realizzare oggi tale acclamazione
Ci sono le forme tradizionali presenti nel Graduale e in altri testi classici.
Nei repertori odierni abbondano varie forme con risultati rituali e formali diversi; si va da forme pessime, quando si trasforma l'Alleluia in una forma canzone, fino ad esempi discreti di buona forma acclamatoria.
Noto, di passaggio, la pessima soluzione adottata dal Messale Romano, che consiste nel sostituire alla sillabazione dell'Alleluia, un altro testo adatto al tempo di Quaresima; soluzione sgradevole da un punto di vista simbolico e anche esecutivo.
Il Messale prevede anche la festosa ripetizione dell'Alleluia senza versetto, subito dopo I'acclamazione «Parola del Signore», specialmente nelle celebrazioni pontificali, in cui è previsto il bacio dell'Evangelario da parte del celebrante.
È utile anche ricordare la presenza nel Messale italiano (p. 304) di vari versetti acclamatori alternativi:
Gloria e lode a te, o Cristo.
Gloria a te o Cristo, sapienza del Padre.
Gloria a te o Cristo, Verbo di Dio.
Sarebbe interessante progettare un robusto intervento, coinvolgendo anche la schola. Si potrebbe lasciare all'assemblea l'acclamazione tradizionale «Lode a te o Cristo»; invece la schola potrebbe sviluppare polifonicamente una o più frasi e ripetere alla fine insieme all'assemblea I'Alleluia che aveva dato inizio al rito.
(Antonio Parisi, in "Lodate Dio nel suo santuario", Stilo Editrice, 2007, pp. 67-73)