Kyrie eleison (2)
Il Kyrie eleyson ("Signore, pietà") è quel testo
che segue I'atto penitenziale (anche se qualche volta vi e inglobato). Dice
infatti I'IGMR al n 30 "(...) Dopo
l'atto penitenziale, ha inizio il Kyrie eleison, a meno che non sia già stato detto durante l'atto penitenziale.
Essendo un canto col quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua
misericordia, di solito viene eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la
schola o un cantore. Ogni
acclamazione di solito si dice due volte; mo non si esclude che, in
considerazione dell'indole delle diverse lingue o della composizione musicale o
di circostanze particolari, sia ripetuto un maggiore numero di volte, o intercalato
do un breve «tropo». Se il Kyrie
eleison non viene cantato, si recita."
Noi eleviamo il nostro grido a Dio, non per un moto di superbia o di orgoglio, ma anzi per mettere ancora in maggior risalto la nostra fragilità dr peccatori e chiedere perdono.
Chi è il soggetto a cui si rivolge la triplice invocazione? E' Cristo Signore, il "Kyrios". ll carattere di questo canto ci viene offerto da questa osservazione: "Il Kyrie non è un urlo di urrà, ne un mugolio isoloto, bensì lode proveniente dall'umiltà, preghiera di lode e di implorazione. Lo migliore interpretazione del Kyrie la dà il successivo Gloria, il quale loda e imploro nello stesso tempo" (Theodor Schnitzler, "Il significato della Messa", p 75).
Il canto d'introito ci ha dato un motivo per sperimentare I'unita forte tra i partecipanti alla celebrazione. Ma il rito non ci "massifica", rimaniamo noi stessi a rendere conto dei nostri peccati. In un atto comunitario come I'atto penitenziale che precede il Kyrie (e con cui, in qualche modo, è in relazione) perche dire "(lo) confesso.. ."? Davanti alla giustizia di Dio e degli uomini, ci riconosciamo colpevoli; (…) Per questo si dice Confesso.. . che ho molto peccato>. Lo fede lo trasforma in «noi». Rimane comunque un fondo di spiacevole sensazione quando si recita: «Confesso che ho…». Dovremmo forse dire: «Confessiamo che abbiamo…». Forse e meglio cosi, che la dissonanza rimanga e ci spinga alla riflessione. All'interno di un atto comunitario che può creare anonimità, esso ci spinga o pregare più coscientemente: «Confesso che ho…». L'accento sull'io durante lo preghiera comunitaria sottolinea d'altra parte il fatto che con una colpa personale noi feriamo non solamente il nostro cuore, mo anche la comunità, recando danno alla Chiesa tutta" (Theodor Schnitzler, op. cit. p 67).
Nel Confiteor il canto non è previsto (anche se nel passato c'e stato qualche tentativo che non si e mai imposto), qui si dà spazio alla recitazione comune e si riserverà il canto al momento successivo a quell'acclamazione implorante e maestosa, "Kyrie eleison” Passati attraverso la personale confessione del peccato ora possiamo gridare con gli altri fratelli la nostra richiesta di misericordia: "Kyrie eleison!".
L'uso del Kyrie eleison viene attestato come molto antico da vari studiosi ed e affermato il suo uso anche come invocazione agli imperatori romani e per il culto del dio Sole. Durante i trionfi per le vittorie in battaglia nell'antica Roma, ai generali trionfatori la folla indirizzava ll suo "Kyrie, eleison!" Ricordiamo anche l'abbondante presenza di questa invocazione nella Scrittura: la Cananea ("Pietà di me, Signore, figlio di Davide", Mt 15,22), i discepoli nella tempesta ("Salvaci Signore, siamo perduti", Mt 8,25), il cieco di Gerico ("Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me" Mc 8,47). Passerà successivamente al culto cristiano. Malgrado il cambiamento della lingua della celebrazione nel terzo secolo (dal greco al latino), il Kyrie eleison rimarrà nella sua versione greca. L'uso dell'invocazione in questione dunque, sembra molto diffuso nell'area mediterranea e nel culto cristiano esso farà parte di invocazioni litaniche su testo greco e collegate a versetti latini. Nella Messa la sua presenza e testimoniata verso il VI secolo (ma, naturalmente, non si esclude il suo uso più antico, specie per i Kyrie di struttura più semplice ancora presenti nel Graduale romano). Sembra che in questo periodo si usasse anche la possibilità dr cantare un Kyrie più ornato e melodicamente ricco da parte dei cantori esperti (che erano chierici) e al popolo veniva riservata I'opportunità di rispondere con I'acclamazione "eleison". Questo uso sembra essere attestato in una lettera di papa Gregorio Magno a Giovanni di Siracusa in cui si diceva che il Kyrie veniva "a clericis dicitur, a populo respondetur" (E. Papinutti, "Lo spirito del canto gregoriano").
L'uso di cantare tre Kyrie, tre Christe e tre Kyrie è conosciuto già nell'VIll secolo (Giacomo-Baroffio-Anastasia Eun Ju Kim, "Cantemus Domino Gloriose", p132). Nello stesso medioevo il Kyrie, come del resto le altre parli cantate della Messa, verrà arricchito con i tropi, e cioè verranno aggiunti dei testi spirituali di libera invenzione letteraria sui melismi della melodia gregoriana. Da questi testi prenderanno il nome le intere melodie, nomi che ancora oggi conservano ("Orbis factor", "Lux et origo", "Genitor Alme"...).
Ci sarà una fioritura illimitata di questa nuova consuetudine, che verrà normalizzata solo con il Concilio di Trento. Nel Rinascimento anche questo canto conoscerà la "mottetizzazione" che cominceranno ad avere anche le altre parti della Messa, cioè la sua sola destinazione al coro polifonico e la sua realizzazione nella struttura imitativa tipica del mottetto. Realizzato in forma tripartita, il primo Kyrie sarà nobile e solenne, il secondo più delicato e possibilmente con meno parti vocali, mentre il terzo agile e in stretta imitazione (anche se, naturalmente, questo potrà anche variare). Si andrà avanti più o meno così fino al Concilio Vaticano ll (naturalmente nei vari periodi storici il Kyrie seguirà le inflessioni stilistiche proprie di ogni periodo, così nell'Ottocento per esempio sarà lo spunto per arie e cavatine...). Nel periodo tra I'inizio del secolo e il Concilio, sotto la riforma portata avanti in modo speciale dal movimento ceciliano, nelle Messe dei compositori grandi e piccoli, il Kyrie assume solitamente una forma più meditativa e direi quasi "dolente", accentuando molto il tema della supplica. Basti pensare alle celebri Messe Pontificalis (prima e seconda) del notissimo compositore sacerdote don Lorenzo Perosi.
Come si puo affrontare oggi il canto del Kyrie eleison. Vediamo intanto le quattro modalità rituali che ci vengono proposte:
1) si recita il "Confesso a Dio onnipotente" e successivamente si canta il Kyrie eleison;
2) si usano le invocazioni "Pietà di noi Signore..., Mostraci Signore..." a cui fa seguito il canto del Kyrie eleison;
3) si canta il Kyrie preceduto da alcune invocazioni;
4) specie in tempi forti il Kyrie eleison può essere sostituito dal rito dell'aspersione che prevede canti propri ("Asperges me" o "Vidi acquam") (vedi Robert Philippe, "Cantare la liturgia", p 22-23).
Come la musica interagisce con tutto questo? lo credo che ci sia un'ampia possibilità di recupero per alcuni Kyrie della tradizione gregoriana, specie quelli che hanno la ripetizione della stessa melodia per il Kyrie, della stessa melodia per il Christe e della stessa melodia per I'ultimo Kyrie.
I Kyrie gregoriani (con il nome della prima invocazione si intende I'insieme dell'intero testo, come il "Gloria" è tutto il canto del Gloria) erano stati concepiti per essere ripetuti tre volte per ogni invocazione e in alcune di queste Messe i primi tre Kyrie hanno tre melodie (o almeno due) diverse (pensiamo alla famosa Messa "Cum jubilo"). Questo rende difficile la riduzione a due Kyrie (senza menomare gravemente la struttura musicale della melodia).
ln altre ("Orbis factor","de Angelis"...) in cui le tre invocazioni rispettive hanno una stessa melodia (cioè una per il Kyrie, una per il Christe, una per il Kyrie) è più semplice eliminare la terza ripetizione nelle rispettive invocazioni senza sbilanciare il contesto musicale del pezzo e rendendo semplice la ripetizione.
Questi Kyrie possono venire sia cantati da un solista o piccolo gruppo e poi ripetuti dall’assemblea o anche proposti dalla schola con un'elaborazione polifonica e poi ripetuti nella loro melodia gregoriana dall'assemblea; una terza forma, che personalmente prediligo, prevede il canto del Kyrie da parte del solista, la ripetizione da parte dell'assemblea e una terza ripetizione della schola che fa una sorta di "meditazione polifonica" che ci prepara all'invocazione del Christe e dell'ultimo Kyrie (eseguito con lo stesso sistema). Anche se questo fa diventare tre Kyrie, tre Christe e tre Kyrie, non sarà un problema. Questo, lo abbiamo visto in precedenza, viene previsto anche nell'lGMR. ln questo modo darà la possibilità anche ai compositori per cimentarsi nella composizione di nuove versioni polifoniche di queste melodie immortali (ma anche di farlo con melodie moderne e originali, nelle lingue volgari). Esistono già varie versioni polifoniche delle Messe gregoriane che prevedono I'intervento del popolo, specialmente della Messa "de Angelis". Pensiamo per esempio a quelle di Domenico Bartolucci, Valentino Miserachs, Luciano Migliavacca, Giuseppe Liberto. Ma c'e anche spazio per versioni musicali dei Kyrie con l'intervento di invocazioni (o "tropari"). Insomma, c'è spazio per "sperimentare", ma sempre nel rispetto di quello che il rito esige.
(Aurelio Porfiri, in "La Vita in Cristo e nella Chiesa", n. 6, 2004)
Noi eleviamo il nostro grido a Dio, non per un moto di superbia o di orgoglio, ma anzi per mettere ancora in maggior risalto la nostra fragilità dr peccatori e chiedere perdono.
Chi è il soggetto a cui si rivolge la triplice invocazione? E' Cristo Signore, il "Kyrios". ll carattere di questo canto ci viene offerto da questa osservazione: "Il Kyrie non è un urlo di urrà, ne un mugolio isoloto, bensì lode proveniente dall'umiltà, preghiera di lode e di implorazione. Lo migliore interpretazione del Kyrie la dà il successivo Gloria, il quale loda e imploro nello stesso tempo" (Theodor Schnitzler, "Il significato della Messa", p 75).
Il canto d'introito ci ha dato un motivo per sperimentare I'unita forte tra i partecipanti alla celebrazione. Ma il rito non ci "massifica", rimaniamo noi stessi a rendere conto dei nostri peccati. In un atto comunitario come I'atto penitenziale che precede il Kyrie (e con cui, in qualche modo, è in relazione) perche dire "(lo) confesso.. ."? Davanti alla giustizia di Dio e degli uomini, ci riconosciamo colpevoli; (…) Per questo si dice Confesso.. . che ho molto peccato>. Lo fede lo trasforma in «noi». Rimane comunque un fondo di spiacevole sensazione quando si recita: «Confesso che ho…». Dovremmo forse dire: «Confessiamo che abbiamo…». Forse e meglio cosi, che la dissonanza rimanga e ci spinga alla riflessione. All'interno di un atto comunitario che può creare anonimità, esso ci spinga o pregare più coscientemente: «Confesso che ho…». L'accento sull'io durante lo preghiera comunitaria sottolinea d'altra parte il fatto che con una colpa personale noi feriamo non solamente il nostro cuore, mo anche la comunità, recando danno alla Chiesa tutta" (Theodor Schnitzler, op. cit. p 67).
Nel Confiteor il canto non è previsto (anche se nel passato c'e stato qualche tentativo che non si e mai imposto), qui si dà spazio alla recitazione comune e si riserverà il canto al momento successivo a quell'acclamazione implorante e maestosa, "Kyrie eleison” Passati attraverso la personale confessione del peccato ora possiamo gridare con gli altri fratelli la nostra richiesta di misericordia: "Kyrie eleison!".
L'uso del Kyrie eleison viene attestato come molto antico da vari studiosi ed e affermato il suo uso anche come invocazione agli imperatori romani e per il culto del dio Sole. Durante i trionfi per le vittorie in battaglia nell'antica Roma, ai generali trionfatori la folla indirizzava ll suo "Kyrie, eleison!" Ricordiamo anche l'abbondante presenza di questa invocazione nella Scrittura: la Cananea ("Pietà di me, Signore, figlio di Davide", Mt 15,22), i discepoli nella tempesta ("Salvaci Signore, siamo perduti", Mt 8,25), il cieco di Gerico ("Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me" Mc 8,47). Passerà successivamente al culto cristiano. Malgrado il cambiamento della lingua della celebrazione nel terzo secolo (dal greco al latino), il Kyrie eleison rimarrà nella sua versione greca. L'uso dell'invocazione in questione dunque, sembra molto diffuso nell'area mediterranea e nel culto cristiano esso farà parte di invocazioni litaniche su testo greco e collegate a versetti latini. Nella Messa la sua presenza e testimoniata verso il VI secolo (ma, naturalmente, non si esclude il suo uso più antico, specie per i Kyrie di struttura più semplice ancora presenti nel Graduale romano). Sembra che in questo periodo si usasse anche la possibilità dr cantare un Kyrie più ornato e melodicamente ricco da parte dei cantori esperti (che erano chierici) e al popolo veniva riservata I'opportunità di rispondere con I'acclamazione "eleison". Questo uso sembra essere attestato in una lettera di papa Gregorio Magno a Giovanni di Siracusa in cui si diceva che il Kyrie veniva "a clericis dicitur, a populo respondetur" (E. Papinutti, "Lo spirito del canto gregoriano").
L'uso di cantare tre Kyrie, tre Christe e tre Kyrie è conosciuto già nell'VIll secolo (Giacomo-Baroffio-Anastasia Eun Ju Kim, "Cantemus Domino Gloriose", p132). Nello stesso medioevo il Kyrie, come del resto le altre parli cantate della Messa, verrà arricchito con i tropi, e cioè verranno aggiunti dei testi spirituali di libera invenzione letteraria sui melismi della melodia gregoriana. Da questi testi prenderanno il nome le intere melodie, nomi che ancora oggi conservano ("Orbis factor", "Lux et origo", "Genitor Alme"...).
Ci sarà una fioritura illimitata di questa nuova consuetudine, che verrà normalizzata solo con il Concilio di Trento. Nel Rinascimento anche questo canto conoscerà la "mottetizzazione" che cominceranno ad avere anche le altre parti della Messa, cioè la sua sola destinazione al coro polifonico e la sua realizzazione nella struttura imitativa tipica del mottetto. Realizzato in forma tripartita, il primo Kyrie sarà nobile e solenne, il secondo più delicato e possibilmente con meno parti vocali, mentre il terzo agile e in stretta imitazione (anche se, naturalmente, questo potrà anche variare). Si andrà avanti più o meno così fino al Concilio Vaticano ll (naturalmente nei vari periodi storici il Kyrie seguirà le inflessioni stilistiche proprie di ogni periodo, così nell'Ottocento per esempio sarà lo spunto per arie e cavatine...). Nel periodo tra I'inizio del secolo e il Concilio, sotto la riforma portata avanti in modo speciale dal movimento ceciliano, nelle Messe dei compositori grandi e piccoli, il Kyrie assume solitamente una forma più meditativa e direi quasi "dolente", accentuando molto il tema della supplica. Basti pensare alle celebri Messe Pontificalis (prima e seconda) del notissimo compositore sacerdote don Lorenzo Perosi.
Come si puo affrontare oggi il canto del Kyrie eleison. Vediamo intanto le quattro modalità rituali che ci vengono proposte:
1) si recita il "Confesso a Dio onnipotente" e successivamente si canta il Kyrie eleison;
2) si usano le invocazioni "Pietà di noi Signore..., Mostraci Signore..." a cui fa seguito il canto del Kyrie eleison;
3) si canta il Kyrie preceduto da alcune invocazioni;
4) specie in tempi forti il Kyrie eleison può essere sostituito dal rito dell'aspersione che prevede canti propri ("Asperges me" o "Vidi acquam") (vedi Robert Philippe, "Cantare la liturgia", p 22-23).
Come la musica interagisce con tutto questo? lo credo che ci sia un'ampia possibilità di recupero per alcuni Kyrie della tradizione gregoriana, specie quelli che hanno la ripetizione della stessa melodia per il Kyrie, della stessa melodia per il Christe e della stessa melodia per I'ultimo Kyrie.
I Kyrie gregoriani (con il nome della prima invocazione si intende I'insieme dell'intero testo, come il "Gloria" è tutto il canto del Gloria) erano stati concepiti per essere ripetuti tre volte per ogni invocazione e in alcune di queste Messe i primi tre Kyrie hanno tre melodie (o almeno due) diverse (pensiamo alla famosa Messa "Cum jubilo"). Questo rende difficile la riduzione a due Kyrie (senza menomare gravemente la struttura musicale della melodia).
ln altre ("Orbis factor","de Angelis"...) in cui le tre invocazioni rispettive hanno una stessa melodia (cioè una per il Kyrie, una per il Christe, una per il Kyrie) è più semplice eliminare la terza ripetizione nelle rispettive invocazioni senza sbilanciare il contesto musicale del pezzo e rendendo semplice la ripetizione.
Questi Kyrie possono venire sia cantati da un solista o piccolo gruppo e poi ripetuti dall’assemblea o anche proposti dalla schola con un'elaborazione polifonica e poi ripetuti nella loro melodia gregoriana dall'assemblea; una terza forma, che personalmente prediligo, prevede il canto del Kyrie da parte del solista, la ripetizione da parte dell'assemblea e una terza ripetizione della schola che fa una sorta di "meditazione polifonica" che ci prepara all'invocazione del Christe e dell'ultimo Kyrie (eseguito con lo stesso sistema). Anche se questo fa diventare tre Kyrie, tre Christe e tre Kyrie, non sarà un problema. Questo, lo abbiamo visto in precedenza, viene previsto anche nell'lGMR. ln questo modo darà la possibilità anche ai compositori per cimentarsi nella composizione di nuove versioni polifoniche di queste melodie immortali (ma anche di farlo con melodie moderne e originali, nelle lingue volgari). Esistono già varie versioni polifoniche delle Messe gregoriane che prevedono I'intervento del popolo, specialmente della Messa "de Angelis". Pensiamo per esempio a quelle di Domenico Bartolucci, Valentino Miserachs, Luciano Migliavacca, Giuseppe Liberto. Ma c'e anche spazio per versioni musicali dei Kyrie con l'intervento di invocazioni (o "tropari"). Insomma, c'è spazio per "sperimentare", ma sempre nel rispetto di quello che il rito esige.
(Aurelio Porfiri, in "La Vita in Cristo e nella Chiesa", n. 6, 2004)