Il canto di ingresso (1)
Il canto di inizio è un atto importante che I'assemblea realizza; il canto dà all'assemblea la possibilità di costruirsi, di prendere coscienza di se stessa; dà il tono, è il canto dell'accoglienza, introduce nella celebrazione.
Non si incomincia mai in modo brusco. In una festa di famiglia, prima del pasto, c'è il rito dell'aperitivo, importante. per la conoscenza reciproca, per mettere a proprio agio gli invitati e familiarizzare con tutti.
È la prima funzione a cui deve mirare il canto d'ingresso. [...] Con il canto di ingresso si ha la percezione di essere un gruppo, il canto fa sentire l'unanimità della voce; si canta insieme, si canta lo stesso canto ci si sente un'assemblea che ha la stessa fede, ci si trova in un luogo con le stesse motivazioni.
Altra funzione del canto d'ingresso è di introdurre i fedeli nel mistero del tempo liturgico o della festività. Funzione molto importante, ma tante volte disattesa. [...]
Per intenderci: avete dei canti segnale, dei canti simbolo. dei canti che dicono più e meglio di tante parole o introduzioni fastidiose. Come avviene per Tu scendi dalle stelle: è il canto segnale del Natale, lo si canta solo a Natale, è strettamente congiunto a tale festività, subito richiama e risveglia il senso della festa particolare che si sta celebrando. Ecco: avremmo bisogno di tanti Tu scendi dalle stelle almeno uno per ogni solennità, che si possano cantare solo durante quella festa e poi basta.
Infine, il canto d'ingresso apre e accompagna la processione del sacerdote e dei ministri. Allora diventa molto importante scegliere bene questo canto, individuare bene la forma musicale più appropriata sia al tempo liturgico, sia alle persone e sia al luogo in cui si celebra.
Il canto d'inizio deve avere una certa durata, deve costruirsi a poco a poco, entrare man mano nei cuore dei presenti, prenderli e sollecitarli a venire fuori dal proprio guscio, arricchirsi di voci nuove. Deve essere il canto di tutta la comunità, il canto del gruppo. Il canto del popolo ha un suo speciale carattere. Il suo pregio consiste più nell'unanimità e nel fervore che nella bellezza e precisione delle voci considerate singolarmente.
Bisogna tollerare un margine di imprecisione quando canta l'assemblea. Occorre un canto che tutti sanno, senza però consumarlo con la ripetizione e I'abitudine, è necessaria anche una sorpresa per qualche solennità.
Se poi il saluto del celebrante si innesta bene sul canto, se per esempio si aggancia a qualche frase ripetendola e mettendola in evidenza si darebbe più unitarietà a tutto il rito di introduzione.
(Antonio Parisi, in "Lodate Dio nel suo santuario", Stilo Editrice, 2007, pp. 19-22)
Non si incomincia mai in modo brusco. In una festa di famiglia, prima del pasto, c'è il rito dell'aperitivo, importante. per la conoscenza reciproca, per mettere a proprio agio gli invitati e familiarizzare con tutti.
È la prima funzione a cui deve mirare il canto d'ingresso. [...] Con il canto di ingresso si ha la percezione di essere un gruppo, il canto fa sentire l'unanimità della voce; si canta insieme, si canta lo stesso canto ci si sente un'assemblea che ha la stessa fede, ci si trova in un luogo con le stesse motivazioni.
Altra funzione del canto d'ingresso è di introdurre i fedeli nel mistero del tempo liturgico o della festività. Funzione molto importante, ma tante volte disattesa. [...]
Per intenderci: avete dei canti segnale, dei canti simbolo. dei canti che dicono più e meglio di tante parole o introduzioni fastidiose. Come avviene per Tu scendi dalle stelle: è il canto segnale del Natale, lo si canta solo a Natale, è strettamente congiunto a tale festività, subito richiama e risveglia il senso della festa particolare che si sta celebrando. Ecco: avremmo bisogno di tanti Tu scendi dalle stelle almeno uno per ogni solennità, che si possano cantare solo durante quella festa e poi basta.
Infine, il canto d'ingresso apre e accompagna la processione del sacerdote e dei ministri. Allora diventa molto importante scegliere bene questo canto, individuare bene la forma musicale più appropriata sia al tempo liturgico, sia alle persone e sia al luogo in cui si celebra.
Il canto d'inizio deve avere una certa durata, deve costruirsi a poco a poco, entrare man mano nei cuore dei presenti, prenderli e sollecitarli a venire fuori dal proprio guscio, arricchirsi di voci nuove. Deve essere il canto di tutta la comunità, il canto del gruppo. Il canto del popolo ha un suo speciale carattere. Il suo pregio consiste più nell'unanimità e nel fervore che nella bellezza e precisione delle voci considerate singolarmente.
Bisogna tollerare un margine di imprecisione quando canta l'assemblea. Occorre un canto che tutti sanno, senza però consumarlo con la ripetizione e I'abitudine, è necessaria anche una sorpresa per qualche solennità.
Se poi il saluto del celebrante si innesta bene sul canto, se per esempio si aggancia a qualche frase ripetendola e mettendola in evidenza si darebbe più unitarietà a tutto il rito di introduzione.
(Antonio Parisi, in "Lodate Dio nel suo santuario", Stilo Editrice, 2007, pp. 19-22)